40 anni fa la strage di via Fani
«Innanzitutto io tengo, davanti a tante irrispettose insinuazioni, affermare che io, non fatto oggetto di alcuna coercizione personale, sono in pieno possesso delle mie facoltà intellettuali e volitive e che quel che dico, discutibile quanto si voglia, esprime il mio pensiero. Certo non posso dimenticare di essere qui per causa di un’azione di guerra, da venti giorni, nel corso dei quali ho vissuto, com’è immaginabile e inevitabile, in circostanze eccezionali. Ma non solo sono stato debitamente assistito, ma ho potuto lavorare e farmi le mie convinzioni lucidamente. Non si potrà dire pertanto domani che io in fondo trovavo giuste ed avallavo le posizioni delle forze politiche, a cominciare da quelle della DC, ma si dovrà dire invece che le consideravo disumane, pericolose, politicamente improduttive». (Aldo Moro dalla sua prigione).
Chiunque tenti di sminuire, con la scusa della coercizione, il vallore di queste parole dello Statista democristiano, sta avvelenando i pozzi della limpida linfa della Verità, sappiatelo!
Lavoravo al baretto di Pino Lastella nell’androne del Municipio di Bari, portavo i caffé ad assessori, dirigenti ed anche all’allora Sindaco Lamaddalena. Dovevo partire per il servizio militare che non potevo più rinviare e mi servivano soldi almeno per le necessità più stringenti, dopo aver fatto la cazzata di tornare a Bari. la radio era accesa su una radio locale e trasmetteva musica pop e pubblicità, non era la mia preferita, ma la musica “impegnata” trasmessa dall’Altra Radio non si confaceva con i gusti prevalenti degli avventori ed i canali nazionali erano piuttosto demodé ertanto non capivo che cosa esattamente volesse il geometra dello Stravecchio alle nove di mattina quando mi chiese ansioso di cambiare canale su uno RAI per sentire il “Giornale Radio” e nella concitazione del momento quella cazzo di manopola sembrava voler ignorare apposta le frequenze nazionali. Mi resi conto che qualcosa doveva essere successo quando il parlare concitato dei tanti che scesero giù dai vigili a cercare notizie, si formò in coro di costernazione e lamento. L’atrio davanti al bar era pieno di gente sconvolta. Pensammo subito ad un’altra bomba ma le parole colte al volo ci annichilirono: “Hanno rapito Aldo Moro e ucciso il Maresciallo Lombardi”, il “nostro” Aldo Moro e la sua ombra inseparabile, resa popolare fra gli addetti ai cerimoniali, alla sicurezza e di quanti frequentavano, per interesse, professione o lavoro, le istituzioni. Un’angoscia che iniziò quel giorno e condivisi con altri commilitoni a Taranto durante il CAR, che si rinvigorì drammaticamente a Roma, dove fui trasferito, quando giunse quella terribile telefonata che indicava via Caetani come epilogo di una delle più grandi infamie dei poteri occulti, ma neanche tanto, che devastano il Paese e le sue coscienze.
(Gianni Carrassi)