5Stelle Bari alla campagna elettorale 2019: attaccano Di Rella, ma ignorano Decaro!
Di Gianni Carrassi.
Se alle scorse amministrative il M5S avesse candidato delle scimmie urlatrici, oggi quelle scimmie beneficiate dal voto di protesta e di indignazione dei cittadini le conoscerebbe tutta la Città e l’Italia e, probabilmente, questa consigliatura del Movimento 5 Stelle stile “n’derr à la lànz” si sarebbe fatta notare per una qualche forma di esistenza in vita!
Evidentemente non era questo lo scopo dei “reggenti” dell’attuale sistema a “gruppo chiuso” che si é strutturato in via Manzoni.
Semmai la “mission” che si sono proposti (al di là dell’attivismo di due o tre consiglieri municipali più vicini o a contatto con la realtà dei quartieri), era proprio quello di mantenere un profilo basso, ristretto al ruolo di passacarte e portaordini di un ristretto “staff cittadino”, con la testa e lo sguardo basso, sottomesso alle dinamiche di controllo del potere del “capo politico” locale, a sua volta mediatore fra lo “staff M5S” espresso dagli uffici della Casaleggio e quello regionale espresso dai patti sottobanco, ma anche dalle partecipazioni societarie, con Emiliano e concretizzato nel Consiglio Comunale stesso con i comitati d’affari cittadini mediante l’evanescenza dell’azione e dell’ impegno politico limitato alla redazione di sterili interventi e vacue iniziative in stile “ammuina”, suggerita ed orchestrata dagli studi commerciale/ legale di riferimento.
Le connivenze bivalenti del “club 5 Stelle Bari”, sono espresse con commistioni da un lato con il PD di Emiliano e dall’altro col Centrodestra barese per via di “nepotismi” e parentele dirette con il clan che si rese famoso in Italia per essere stato protagonista del “Sacco di Bari”, il famoso saccheggio a cavallo fra i due secoli che culminò con la speculazione favorita dal passaggio Lira-Euro e che fu causa dell’opera di devastazione urbanistica, sociale e culturale che ha arricchito e “fatto caporale” chiunque si sia distinto nel ruolo di servo e “svuota càntri” fra i comitati d’affari che amministravano Bari.
I più attivi furono ammessi , con un incarico, uno o più posti nei consigli di amministrazione di partecipate, istituzioni, banche e bancarelle locali, nella fascia ristretta dei frequentatori di salotti illuminati dai riflettori mediatici, per poi passare nei saloni dove si banchettava secondo il cerimoniale, con le argenterie che qualcuno ogni tanto si metteva in tasca e portava a casa tanto era radicata l’abitudine, si esibivano i gioielli mercimoniati con gli scambi di favori, mentre appena oltre il centro ed i centri residenziali delle ville padronali, il disagio, la miseria, l’abbandono, il pizzo, le minacce, i regolamenti di conti a forza di bombe incendiarie, pistolettate, ammazzatine, lo spaccio alla luce del sole, lo sfruttamento diffuso di qualunque fragilità, la sporcizia e lo squallore producevano la speculazione edilizia e la svalutazione di molte aree e beni da destinare ad ulteriore sfruttamento e scempio urbano ed umano, fino alla morte per inedia.
Scempio ed emarginazione della Città che saltavano alla vista ed alla ragione per abbagliante evidenza al confronto dei quei contesti civili che si incontravano appena ci si allontanava per altre mete appena più a nord, poiché con l’Europa era improponibile, se non addirittura impossibile ipotizzare qualunque azzardato confronto!
I dieci anni di Emiliano, per quanto discussi, teatrali ed inconcludenti, se da una parte hanno messo delle pezze a colore, da altre, almeno per il tentativo, hanno ricucito l’interesse dei cittadini verso un minimo di senso civico, ma che con Decaro, che fu proposto con l’azzardata chimera della “rifinitura” delle tracce lasciate dal suo mèntore Michele Emiliano, si sono rivelate vane speranze.
Qual’é stato il ruolo del Movimento 5 Stelle Bari e dei due consiglieri comunali Colella e Mangano in tutto questo contesto e doloroso Purgatorio cittadino? Praticamente nessuno, oltre a quello di tappezzeria, di scenografia da palcoscenico teatrale dove sono state modellate queste due patetiche figure di spaventati soldatini di cartapesta in una battaglia che non li riguarda, di cui non capiscono il contesto.
Come sagome di cartone, che con il loro pressapochismo, imbarazzante inadeguatezza ed impreparazione, hanno caratterizzato e fatto apparire “autorevole” persino l’amministrazione diretta da una giunta più simile alla ciurma di una scassata nave pirata al ritorno di una settimana di sbornie e bagordi in cui danno fondo al bottino ottenuto illecitamente e che si propone, goffamente e senza cognizione di causa, di governare la barca per portarla fuori dal porto, non essendo in grado neanche di slegare i canapi di ormeggio, nè di salpare l’ancora!
Mangano, nei suoi incerti tentativi di accreditarsi come portavoce dei suoi disegnatori e suggeritori, invece che degli elettori, degli attivisti e degli iscritti, ha dovuto spesso fare appello alla calunnia, alla menzogna, alla diffamazione ed all’autoritarismo sterile, spalleggiato da un nugolo di sodali a lui accomunati da un finto e demenziale “attivismo di partito”, per potersi sbarazzare, escludere ed allontanare o evitare l’avvicinarsi di figure, di attivisti o di semplici cittadini, giustificandole come “epurazioni ed esclusioni necessarie” per presunti “atteggiamenti contrari allo spirito del Movimento”, quando in realtà mettevano in discussione l’assenza di democratica e di qualunque aperta discussione e partecipazione civica per consentire l’affermazione della linea ed iniziativa politica che avesse un senso o solo più efficacia di quelle dirette da lui e dagli “scudieri” accreditati alla gestione del simbolo e da essi coordinate.
Ogni ragione é valida per allontanare chiunque metta a disposizione del Movimento cittadino le loro competenze, saperi, capacità ed il loro tempo per iniziative e progetti mirati all’organizzazione ed al coinvolgimento delle realtà sociali, associazioni di cittadini, espressioni e voci delle culture che caratterizzano la Città, negli spazi in cui queste espressioni si manifestano: le piazze, le strade, i quartieri, le attività economiche, culturali e dove maggiori sono le declinazioni del bisogno!
Chi l’ha visto in questi contesti dove la gente vive, lavora o si attiva per darsi il pane, pagare le bollette, poter alzare la saracinesca di un negozio, sostenere il cittadino nella quotidiana lotta con la burocrazia sanitaria, sociale, comunale? Chiedete in giro nei quartieri, a cominciare dal Libertà Murat dove ha impiantato la sede/ufficio: NESSUNO, oltre alla piccola corte di famigli in attesa di un approdo, di un incarico o una nomina in premio, una candidatura in qualche lista, un aiuto, insomma a “quaccheccosa”! Invece, se davvero lo si vuole vedere, bisogna recarsi nel suo rifugio di via Manzoni, un fantomatico “sportello di servizio” non si capisce di cosa, visto che comunque si rimanda a CAF, uffici, sportelli che già complicano, a loro modo, la vita delle persone.
Manca un anno alla loro scadenza ed il massimo che riescono a proporre é di convocare, in due sessioni di un’ora cadauna, i “cittadini che desiderano attivarsi per suggerire proposte, elaborare programmi, partecipare cambiamenti” che saranno solo quelli già decisi altrove, con candidati di cui esistono liste e funzioni, evitando accuratamente chiunque “conosca i fatti” e che possa mettere in discussione le posizioni raggiunte e che possa evitare un loro riposizionamento, a cominciare dalla loro malaugurata conferma, spero!
Neanche ridicoli, solo patetici, ricordatevene quando si andrà a votare per configurare il nuovo assetto amministrativo.