A SALVINI…DA MASSIMO LONGO
A SALVINI
Nel mostrare tutta la mia solidarietà per la grave, ai limiti dells xenofobia, faccenda occorsa all'”Aquarius, vorrei ricordare al poco onorevole Salvini, che l’Italia non è esattamente come l’ha incorniciata lei nella sua anamnesi descrittiva qualunquista e populista, tendenzialmente razzista, quasi fosse stata morsa dalla tarantola di cui, come forse non sa, dalle nostre parti ogni anno ad agosto, si tiene un festival musicale dove v’è l’esaltazione della cultura autoctona, dove, non a caso, arrivano 100mila persone, nessuna delle quali, fino ad oggi, si è mai lamentata di troppo meridionalismo e di troppa accoglienza. Adesso viene lei ad insegnarci l’accoglienza. Ma mi faccia il piacere.
Vede, Salvini, in situazioni analoghe alla sua gestione degli sbarchi più che vagamente razzista, nei tempi in cui sacche di intolleranza e di razzismo – come quelle evidenziate da lei – sono sempre lì in agguato, l’italia, in particolare il Sud, come anche la nostra Puglia, pur contando poco nella geografia di chi disegna i compassi dell’odio e del razzismo, lavora nel Mediterraneo come i figli di Abramo per ricongiungere i fili della pace.
L’Italia, Sig. Salvini, sta cercando pian piano di svecchiarsi, di gettare via, una volta per tutte, quella maschera di provincialismo, di assistenzialismo e di vaga intolleranza, (come parte della sua Milano, del resto) che per colpa di una trentennale politica scellerata causata da Berlusconi e dalla dabbenaggine piddina, che per colpa di Renzi e dei suoi adepti, nell’impossessarsi furtivamente del simbolo di sinistra, han frantumato la sinistra in tanti satelliti autonomi, ci costringe ad indossare, facendo riesumare quel vecchio sentimento di destra, mai sopito, insito nei cittadini soprattutto meridionali.
Il Sud Italia, pian piano, sta acquisendo maggior convinzione dei propri mezzi, la Puglia, ad esempio, finalmente si è dotata di un aeroporto internazionale così da raggiungere New York, Londra, Ankara, Atene, Amsterdam, Mosca, Barcellona, Madrid, la Germania e tante altre capitali mondiali ed europee, senza quella sosta “umiliante” romana o milanese. In Puglia attraccano transatlantici che lei, forse nemmeno si immagina, e orde di turisti imperversano per le nostre strade, attratti dalla bellezza e dal fascino della nostra storia con cui, forse, solo con la Sicilia possiamo competere, turisti, ahimè, avvisati che gli scippatori esistono anche qui oltre che a Napoli Milano e Torino, Cagliari, Trento e Pantelleria.
La Puglia, come il Sud Italia, – Sicilia in particolare – è sempre stata terra di confine, pregna di storia: da qui son partiti quelli del Santo Sepolcro, qui son sbarcati i cretesi, ovvero la culla della civiltà, i greci, i romani, qui ci passava la Mater Viarum che terminava a Brindisi, scalo per i “crocieristi d’oriente” quando Cristo non era ancora nei pensieri di Peppino e Maria, la Puglia, al pari di tutto il Sud, è stata sempre terra di fratellanza, di accoglienza, di tolleranza e di aggregazione religiosa.
Salvini, lei è il responsabile di questo nuovo razzismo, di questa improvvisa “alterità” riscontrata nella sua discutibile gestione iniziale ministeriale, peraltro abbastanza prevedibile, causata dalla sua campagna elettorale dove il suo “verbo”, complice anche le sue strumentali magliette con su scritto i nomi delle città dove si è recato, ha fatto breccia nei vulnerabili cuori meridionali aizzati dalle sue parole.
Ecco, vede Salvini, “l’alterità”, la “contaminazione”, “l’intolleranza” sono tutte parole che hanno come comun denominatore i bagliori dell’odio che “noi” (pluralia maiestatis), pian piano e faticosamente, abbiamo cancellato, quell’odio tipicamente razziale di cui abbiamo traccia dappertutto e di cui vogliamo farne tesoro per affrontare meglio il futuro, un futuro senza odio e discriminazioni ma soprattutto un futuro basato sulla comprensione.
E poi, poco caro Salvini, conceda anche a me di dire “due parole” banali e scontate sulla sua Milano tanto decantata quasi fosse la capitale della produttività: non è un mistero che Milano reca questo sostantivo grazie all’opera minuziosa e centellinata di centinaia di migliaia di gente del Sud, trasferitasi con valige di cartone nella capitale lombarda e che ha contribuito al 90 % alla sua crescita.
Ecco, Salvini, mi piace congedarmi con lei con una metafora: si ricordi che la luna, a differenza del sole, non prevede un’alba e nemmeno un tramonto, la luna è un astro che è sempre lassù anche se durante il giorno non se ne scorgono luce ed effetti: noi siamo la luna… altri sono il sole e si ricordi che la luna brilla soprattutto nelle situazioni oscure dove odio e imbecillità tentano di impadronirsi del territorio.
Infine un consiglio: constatata la sua “moderata” vanità nell’apparire in lungo e in largo dell’Italia raccattando voti da gente stremata da una politica maledetta, se fosse possibile e sempre che non le porti via del tempo, cerchi di pubblicare una foto (ne basta una…) dove, osservandola, insieme alla sua indiscutibile vanità di uomo barbuto, possa trasparire anche del buon senso magari poggiando la sua mano al cuore perché la vita è la scuola del buon senso e del rispetto verso la gente inerme ma soprattutto si insegna a non essere razzista.
Cordialmente