E Serra cadde dall’amaca
Ci sono reazioni che, perché vengano espresse nelle giusta misura e con la migliore efficacia, richiedono di essere traslate nel tempo, rinviate ad almeno dopo una notte di sonno, almeno un poco, riposante, così da non cadere nella facile, immediata e più liberatoria soddisfazione di assestare un preciso e poderoso calcio nel culo, atto a causare il maggior danno possibile a certi autentici, maleodoranti e dannosi (se non ci si libera per tempo) occlusori del sociale e civico retto intestinale: i pezzi di m…..!
Allora: stendiamo un manto pietoso circa il concetto di presunta “superiorità morale” espressa nel periodo: “Il livello di educazione, di padronanza delle parole, di rispetto delle regole é direttamente proporzionale al ceto sociale di provenienza”
(vi ricorda qualcosa? Del tipo la: “superiorità morale” della sinistra, quella sinistra predatoria, televisiva, editoriale e criminale per giustificare ogni specie di laido mercimonio politico e sociale?), che già dichiara uno sprezzante senso di appartenenza alla superiore, intoccabile ed inattacabile classe dirigente che, per connotazione genetica col narcisismo, per linea di sangue con non ancora ben studiati nè conosciute appartenenze regali di deistica provenienza o perché imparentati per meretriciale incrocio, o altre forme di amplesso con un qualche profeta marxiano o vegano (in senso astronomico!), ha stabilito che chi non studia al liceo scientifico o classico, per tradizione famigliare, di casta, di professione o raccomandazione é uno scarrafone sociale, violento, maleducato, pezzente e populista, quindi peggio per lui/lei e che si rotoli nelle sue periferie o quartieri ghetto, dove la sua funzione e valore sociale vengono parametrizzati con la sua capacità di acquisto e consumo, che può essere che generata dall’economia sommersa e criminale, unica interfaccia alla quale connettersi ed in grado di rapportarsi.
Quindi lo spaccio, il pizzo, il furto, la rapina, lo sfruttamento, uniche capacità in comune e relazionale con l’analoga ma superiore stratificazione sociale e finanziaria, ma illuminata, laureata, masterizzata!
Ovviamente, fino a questo punto del “j’accuse” tutti penseremmo subito che la sua sia una doverosa autocritica per appartenenza sistemica alle decennali ed inefficaci, fallimentari politiche educative, formative, di ricerca scientifica e promozione dello sviluppo sociale, culturale prive di qualsiasi forma di equanimità territoriale con riforme che aumentano solo gli importi da sottrarre alla spesa di investimento socio-educativa che ha caratterizzato le politiche dei governi di destra e sinistra ma indistinguibili, tutte accomunate dallo stesso spirito di tagli e storni dalla Pubblica Istruzione all’edificazione del sistema privatistico, tranne solo quando, alle vigilie di appuntamenti elettorali, si dispensano mance paternalistiche e sindacali al corpo insegnante e scolastico!
INVECE NO! Secondo il nostro strapagato artigliere di boatos:
i “ceti popolari” non hanno capito un cazzo, anzi ancora peggio: avendo tentato di cambiare il sistema: “ci costringe a prendere atto della menzogna demagogica insita nel concetto stesso di populismo”, dimostrando così, sempre qul ceto popolare che non é più funzionale ai desiderata del “suo” partito:
“di non prendere atto della sua condizione di subalternità sociale e della debolezza culturale dei ceti popolari”!
Ma ancora di più: “Il popolo é più debole della borghesia
(per quello che sta zitto, tollera e subisce passivamente sì, sono d’accordo, non lo si può dire certo per quello che ti fa il culo elettoralmente, ma qualcosa mi sa che tu sappia in proposito!)
“e quando é violento é perché cerca di mascherare la propria debolezza…”
E’ evidente che questo esercizio di narcisistico, autoreferenziale appartenenza agli “unti dal signore”, a questa funzione di Maria Antonietta del potere, mascheri un ulteriore tentativo di voler esacerbare gl animi e voglia essere un’altra delle provocazioni con le quali il sistema mediatico cerca di stuzzicare reazioni indisciplinate.
Non é la prima volta che un trimone a vento di scirocco, come il curatore della rubrica Serra, tenti di farsi notare agli orrori della cronaca con simili imbarazzanti (per lui) affermazioni: ce ne faremo una ragione e, come unico e solo consiglio mi sento di raccomandare, a lui come a tutta quella specie di smidollati, inutili e sfaticati pseudo intellettuali al cachemire e “una goccia di Chanel n.5” che affollano le arene propagandistiche di sistema e che si trovano nella medesima condizione di frustrazione e decadenza mentale e morale di Michele serra: un lungo e solitario soggiorno in un riservatissimo monastero di quei frati trappisti, dove il più assoluto e singolare silenzio viene rotto solo da frusciante mormorio di saluto espresso con “combagno, fratello, cuggino, trimone: ricordati che DEVI morire!”