IL MIGLIOR AMICO DELL’UOMO
Paolo Lepore ci mostra questa targa esposta a Bari cso Vitt.Emanuele/v.Andrea da Bari,in onore di Fiorino,il cane che percorse 800km per tornare dal suo amico lustrascarpe. La mitica Mariagrazia Paparesta è riuscita a trovare la sua storia: Mariagrazia Paparesta L’ amore di un cane è per sempre: la storia del cane Fiorino.
L’amico a quattro zampe di cui stiamo parlando è il fedelissimo cane di nome Fiorino che il 16 Marzo 1954 è stato protagonista di una fantastica vicenda.
Il “peloso” in questione era un piccolo meticcio che vagava per le vie di Bari in cerca di cibo e amore…ma ecco a voi la sua storia “Il cane Fiorino e il lustrascarpe”, tratta dal libro “Bari in carrozza” del 1995 di Alfredo Giovine:
«Fiorino era un cane bastardo, solo, abbandonato a se stesso e sempre in cerca di un po’ di cibo fra i rifiuti della città. Riusciva a sopravvivere, ma gli mancava un padrone.
Il cane più che essere amato, vuole amare. È altruista. Un giorno si avvicinò timidamente, ma amorevolmente, al lustrascarpe di via Andrea da Bari angolo Corso Vittorio Emanuele. Gli bastò guardare l’uomo negli occhi chiedendogli protezione per fare amicizia. Da allora Fiorino divenne un personaggio importante nel simpatico quadretto divenuto familiare ai frequentatori della zona.
Un camionista di Bologna, che sedeva per farsi lustrare le scarpe, simpatizzò con la bestiola e propose al padrone di cedergliela per mille lire.
Francesco Paladino sulle prime esitò, poi accettò spinto da necessità economiche, ma la moglie lo rimproverò aspramente. Essi non avevano figli ed il cane era considerato un componente della famiglia. Il lustrascarpe, afflitto e pentito, si prodigò per riavere la bestia. Pregò alcuni autisti del nord, clienti della vicina Trattoria del Galletto, di pregare il nuovo padrone, divenuto irreperibile, di restituirgli il cane a qualsiasi condizione. Nonostante tutte le ricerche, il camionista sembrava volatilizzato. Un collega di Ferrara gli riferì di aver intravisto il cane a Foggia. Una mattina che Ciccillo [il lustrascarpe] era intento a lustrare le scarpe di un cliente, gli parve di essere stato toccato da qualcuno. Si volse e si trovò di fronte il cane con la lingua penzoloni, dimagrito, sporco, ma felice.
Fiorino era ritornato al suo padrone e non si stancava di dimenare la coda e guaire dalla gioia. Paladino si lanciò verso la bestia e l’ abbracciò accarezzandola. Il cane si sdebitò con numerose leccate sul viso accompagnate da guaiti e frenetici scodinzolamenti. Accorse gente e l’avvenimento fu subito festeggiato. Da alcuni presenti fu offerto al cane quanto gli era mancato in tanti mesi di assenza.
Accorse anche Ficarelli [noto fotografo di Bari], lì a due passi. Scattò una bella fotografia, mentre i due erano teneramente abbracciati.
Da quel momento il lustrascarpe non si staccò più dal suo Fiorino che nei primi di Aprile del 1961 (11 Aprile) moriva di vecchiaia sotto la sedia del padrone.
Era diventato quasi cieco e a malapena si reggeva in piedi. Passava la giornata accovacciato accanto al suo Ciccillo, forse rivedendo nella mente tutte le fasi del suo viaggio a piedi da Bologna a Bari.
Il povero Paladino e la moglie lo piansero come se fosse stato un loro figlio. La lapide posta all’inizio di Via Andrea da Bari ricorda il commovente episodio».
Una storia che sembra incredibile, ma che è tanto reale quanto la fedeltà di un cane verso chi sia disposto ad amarlo. Una vicenda che descrive il puro e immenso amore di un cane verso il suo povero padrone, un amore per nulla intaccato nel cuore di Fiorino dal fatto di essere stato ceduto ad un’altra persona