NO AL REFERENDUM SULLA LEGGE ELETTORALE…L’IRA DI SALVINI
Il referendum sulla legge elettorale sostenuto dalla Lega per abrogare le norme sulla distribuzione proporzionale dei seggi e trasformare il sistema in un maggioritario puro non si terrà. La Corte costituzionale, come riporta Ansa, lo ha dichiarato inammissibile perché “eccessivamente manipolativo”. Dura la reazione del leader della Lega Matteo Salvini, che ha parlato di “peggiore politica italiana”.
Il quesito referendario era stato proposto da otto consigli regionali tutti guidati dal centro-destra. In particolare, era sostenuto da Veneto, Piemonte, Lombardia, Friuli Venezia Giulia, Sardegna, Abruzzo, Basilicata e Liguria.
Referendum bocciato, le reazioni dei politici
Il segretario della Lega Matteo Salvini ha dichiarato, come riporta Ansa: “È una vergogna, è il vecchio sistema che si difende: Pd e 5stelle sono e restano attaccati alle poltrone. Ci dispiace che non si lasci decidere il popolo: così è il ritorno alla preistoria della peggiore politica italica”.
“Il PD festeggia se gli Italiani non possono votare? Che triste fine per un partito che nasceva democratico”, ha aggiunto Salvini. “È l’ennesimo furto di democrazia ai danni del Popolo Italiano, il vecchio sistema si difende con Pd e 5stelle attaccati alle poltrone e prova a tornare indietro di trent’anni con leggi proporzionali che aiutano i partitini ma danneggiano il Paese. Occasione persa, ma ci riproviamo fin da domani”.
Il capo politico del M5s Luigi di Maio ha commentato così la sentenza della Consulta, in alcune dichiarazioni riportate dal ‘Corriere’: “Seguiamo la strada del proporzionale affinché tutti i cittadini italiani siano effettivamente rappresentati in Parlamento. La Lega voleva introdurre in Italia un sistema elettorale totalmente maggioritario, garantendo meno rappresentanza ai cittadini. Non ci stupisce, del resto quello che importa a loro in questo momento è trovare un modo per accaparrarsi più poltrone possibili“.
Il segretario del Pd Nicola Zingaretti ha commentato così su Twitter: “Un altro bluff di Salvini è caduto. Ora avanti per cambiare davvero l’Italia”.
“La bocciatura del referendum per il maggioritario era prevedibile sia per l’aspetto politico non gradito alla sinistra e quindi sgradito alla maggioranza della Consulta, sia per la natura tecnica del quesito a nostro avviso corretto ma obiettivamente al limite del consentito. Ottima l’intenzione ma quasi inevitabile l’esito tecnico-politico”, ha detto la presidente di Fratelli d’Italia Giorgia Meloni.
Il ministro per i Rapporti con il Parlamento Federico D’Incà ha annunciato: “Dopo il pronunciamento della Corte Costituzionale, noi continuiamo ad andare avanti per superare il Rosatellum e dare al Paese una legge elettorale proporzionale con soglia alta che garantisca un sistema politico più coeso, Camere più rappresentative e governi più stabili”.
“La Corte Costituzionale ha parlato, e ha dichiarato inammissibile il referendum sulla legge elettorale proposto dalla Lega, e Salvini che fa? Attacca la Corte, urla vergogna, accusa Pd e 5S di essere attaccati alle poltrone”. Lo scrive su Facebook Emanuele Fiano, deputato del Pd.
“Cioè un politico – continua -, delegato dai suoi elettori al potere legislativo, attacca un supremo e indipendente organo dello Stato, che ha il dovere di giudicare solo in base alla Costituzione. Questa è la Lega, attaccare sempre e comunque qualunque potere indipendente di una democrazia liberale che si fonda sull’equilibrio dei poteri”.
“Ha attaccato il Presidente della Repubblica quando si trattava di scegliere i ministri, ha attaccato la magistratura quando chiedeva di giudicarlo, ha attaccato la Banca d’Italia, le autorità indipendenti, adesso la Consulta, tutti ciò che intralcia l’idea dei pieni poteri. Il contrario della democrazia liberale“, ha concluso Fiano.
Bocciato il referendum sulla legge elettorale: la nota ufficiale
Questo il comunicato dell’ufficio Stampa della Corte Costituzionale che ha giudicato inammissibile il referendum: “La Corte costituzionale si è riunita oggi in camera di consiglio per discutere la richiesta di ammissibilità del referendum elettorale ‘Abolizione del metodo proporzionale nell’attribuzione dei seggi in collegi plurinominali nel sistema elettorale della Camera dei deputati e del Senato della Repubblica’, presentata da otto Consigli regionali (Veneto, Piemonte, Lombardia, Friuli Venezia Giulia, Sardegna, Abruzzo, Basilicata, Liguria”.
“Oggetto della richiesta referendaria erano, in primo luogo, le due leggi elettorali del Senato e della Camera con l’obiettivo di eliminare la quota proporzionale, trasformando così il sistema elettorale interamente in un maggioritario a collegi uninominali. Per garantire l’autoapplicatività della ‘normativa di risulta’ – richiesta dalla costante giurisprudenza costituzionale come condizione di ammissibilità dei referendum in materia elettorale – il quesito investiva anche la delega conferita al Governo con la legge n. 51/2019 per la ridefinizione dei collegi in attuazione della riforma costituzionale che riduce il numero dei parlamentari”.
In attesa del deposito della sentenza entro il 10 febbraio, l’Ufficio stampa della Corte costituzionale fa sapere che “a conclusione della discussione la richiesta è stata dichiarata inammissibile per l’assorbente ragione dell’eccessiva manipolatività del quesito referendario nella parte che riguarda la delega al Governo, ovvero proprio nella parte che, secondo le intenzioni dei promotori, avrebbe consentito l’autoapplicatività della ‘normativa di risulta”.
Preliminarmente, “la Corte ha esaminato, sempre in camera di consiglio, il conflitto fra poteri proposto da cinque degli stessi Consigli regionali promotori e lo ha giudicato inammissibile perché, fra l’altro, la norma oggetto del conflitto avrebbe potuto essere contestata in via incidentale, come in effetti avvenuto nel giudizio di ammissibilità del referendum”.