Precario della Camera svela su facebook i segreti della casta CHE VERGOGNA! DA LEGGERE
Precario della Camera svela su facebook i segreti della casta
CHE VERGOGNA! DA LEGGERE
«Licenziato dopo 15 anni di precariato in quel palazzo, ho deciso di svelare pian piano tutti i segreti della casta». Così esordisce la prima gola profonda da Montecitorio che mette piede su facebook. Una pagina eloquente, «I segreti della casta di Montecitorio», una promessa chiara, rivelare: «indiscrezioni e segreti che nessuno osa far uscire fuori dal Parlamento italiano». Chi o cosa ci sia dietro questa pagina facebook, attiva da poche ore ma già capace di macinare «like» uno dopo l’altro, nessuno lo sa. Però gli argomenti sono quelli da casta, capaci di far infuriare i cittadini e generare una valanga di condivisioni sul social network più conosciuto al mondo.
Si parte da cose minimali: «indovina-indovinello: i 9 barbieri che lavorano nella barberia di Montecitorio, guadagnando 11mila euro al mese sudati tagliando in media 2 o 3 cape gloriose al giorno – si legge – come mai parlano tutti lo stesso accento? E come mai è lo stesso accento dell’allora presidente della Camera che li assunse attraverso un bel concorso pubblico trasparente come i suoi capelli? Chi era costui?». Più che accuse: lance intinte nel curaro, scoccate contro i parlamentari senza distinzione di casacca.
Si prosegue con lo status symbol per eccellenza del potente: la scorta. «Nel mentre il padrone-deputato svolge le sue interminabili recite teatrali (leggasi incontri pubblici), mi capitava a volte di chiacchierare con alcuni agenti delle forze dell’ordine preposte al «servizio scorte» del Viminale – racconta la gola profonda di Montecitorio -. In tanti esprimevano un forte senso di frustrazione nel dover svolgere mansioni particolare mortificanti. Il mio «amico di sventura», il caposcorta del deputato-padrone, aveva iniziato la carriera nella squadra mobile di Palermo ed era finito ad accompagnare la moglie del deputato a fare la spesa tutte le mattine, mentre la sera gli toccava portare il deputato a casa dell’amante o ai festini in giro per le ville dei Parioli». E ancora, parla di un meccanismo che definisce «collaudato» per ottenere la scorta con tanto di auto blindata: «Basta trovare una persona fidata che si prenda l’impegno, con le dovute precauzioni di intracciabilità, di inviare una lettera anonima di insulti e minacce, meglio ancora anche verso i familiari, riportando alcuni dettagli della vita privata (il nome della scuola del figlio, ad esempio).
Il giorno seguente – si legge – mentre lui va ad informare i carabinieri, io sono già a scrivere. In verità faccio il taglia e incolla di un vecchio comunicato stampa che mi ha passato un altro servo di montecitorio che si chiama minacce.doc che tanto il succo è sempre lo stesso: «profonda indignazione per le minacce ricevute, ma continuerò per la strada delle riforme e del rinnovamento, non ci lasceremo intimidire», chiamo i miei colleghi che anche loro hanno un bel file prestampato solidarieta.doc con il quale il capogruppo, il segretario, eccetera, esprimono solidarietà e vicinanza. Il caso finisce sui giornali, il prefetto chiama al padrone per assicurargli una protezione maggiore».
E infine, i viaggi pagati dal contribuente: «C’è un’agenzia di viaggio all’interno di Montecitorio, alla quale tutti i deputati si rivolgono per fare qualsiasi biglietto aereo (naturalmente gratis) da e per qualsiasi destinazione italiana. La prima volta che sono andato a fare i biglietti, il funzionario parlamentare adibito all’agenzia (7mila euro al mese) mi ha chiesto il codice millemiglia, che con accortezza il deputato-padrone mi aveva fornito. Cosa ho scoperto? Che lor signori non solo si fanno i viaggi gratis, ma con quei viaggi accumulano punti su punti che poi utilizzano per far viaggiare gratis anche mogli, amici e parenti sui voli». La prossima puntata sarà sui pianisti, i parlamentari che votano al posto degli assenti. La domanda è ovviamente una: chi si nasconde dietro la maschera del precario licenziato (e arrabbiato) di Montecitorio? Un vero ex portaborse? Non è una operazione per il lancio di un libro perché questa eventualità è smentita dallo stesso autore. Però molte di queste vicende sono già note all’opinione pubblica grazie al bestseller La Casta di Gian Antonio Stella e Sergio Rizzo. Per capire se si tratta di una vera gola profonda o semplicemente di un incazzato della politica occorrerà vedere se l’anonimo sarà capace di sfoderare qualche chicca esclusiva. E magari di dire in modo piatto i nomi e i cognomi.