PUNTA PEROTTI: LA STORIA E GRAZIE EMILIANO PER I MILIONI CHE I BARESI DOVRANNO PAGARE A MATARRESE!
Quando Armando Perotti nel 1919 affermò che chiudere il lungomare di Bari, costruendo il teatro Margherita, era una “criminosa follia”, probabilmente non credeva alla nemesi storica.
Già, perché non è altro che una cinica vendetta della storia che ha portato a intitolare proprio a lui, storico e poeta barese, i trecentomila metri cubi di cemento in riva al mare noti appunto come Punta Perotti.
“Punta Perotti”, conosciuta anche come “saracinesca” o “mostro” per le sue dimensioni e per la spietatezza con cui sbarra il mare, negandone così la vista, ha rappresentato, altresì, una possibilità di lavoro e di sostentamento per tutto il personale impiegato alla realizzazione ed edificazione del progetto. La sua complicata vicenda risale alla fine degli anni settanta del secolo scorso; ne ripercorriamo le tappe:
In data 6 luglio 1979 gli architetti Vittorio Chiaia e Massimo Napolitano presentano un progetto di lottizzazione, redatto per conto dei proprietari dell’area.
L’area oggetto del piano di lottizzazione fa parte di una maglia di Piano Regolatore avente quale destinazione di zona “attività terziarie” ed estesa per una superficie complessiva di 99475 mq. Il piano prevedeva la suddivisione dell’area totale in due comparti, denominati A e B.
Il 7 luglio 1980 la Commissione Urbanistica Aggiunta del Comune di Bari rinvia il progetto in attesa di elaborati integrativi. La situazione si ferma fino al 1985, quando i progettisti richiedono l’esame del progetto del solo comparto B; a seguito del parere espresso dalla Commissione Urbanistica Aggiunta da questa data il progetto non viene più esaminato in maniera unitaria, ma come due distinti piani di lottizzazione (PdL 141/89 e PdL 151/89).
In data 11 maggio 1992 il Consiglio Comunale di Bari adotta ed approva i piani di lottizzazione proposti dalle aziende dei gruppi imprenditoriali di Bari Andidero, Matarrese e Quistelli per la realizzazione del complesso immobiliare ‘Punta Perotti’. Si stipulano altresì le convenzioni tra Comune e imprese per i piani di lottizzazione.
In data 19 gennaio 1995 viene infine rilasciata la concessione edilizia per la realizzazione dei blocchi A, B ed N: i corpi di fabbrica A (mc 67754) e B (mc 55612) sono destinati a residenza, con un’altezza massima fuori terra di 45 metri, mentre il blocco N (mc 8194) è destinato prevalentemente a terziario: iniziano i lavori.
Il 22 marzo 1997 la Procura di Bari ordina l’apposizione dei sigilli sul complesso residenziale: otto persone sono indagate.
Nel novembre 1997 la Corte di Cassazione, su ricorso in via cautelare degli imprenditori confiscati, annulla il decreto di sequestro emesso dal G.I.P. di Bari e dispone il dissequestro dei suoli e dei cantieri.
Il 10 febbraio 1999 il gup Maria Mitola ordina, al termine di un processo celebrato con rito abbreviato, la confisca del complesso edilizio, ritenendo la costruzione abusiva, mentre assolve gli otto imputati “perché il fatto non costituisce reato”; nella sentenza il gup critica il “disinvolto iter amministrativo” seguito dal Comune di Bari, giudicando “scandaloso il procedimento che ha portato all’improvviso rilascio dei provvedimenti autorizzatori e concessori” necessari alla costruzione del complesso.
Nel giugno 2000 si chiude il processo dinanzi alla Corte di Appello di Bari – su ricorso degli imprenditori confiscati – che assolve gli imputati da tutti i reati loro ascritti perché il fatto non sussiste e revoca il provvedimento di confisca.
Nell’ottobre 2000 il Procuratore Generale presso la Corte d’Appello, sollecitato da movimenti ambientalisti e dal Ministero dell’Ambiente, propone ricorso per Cassazione avverso la sentenza di appello.
Il 29 gennaio 2001 la Cassazione dispone il ripristino della confisca del complesso e dei suoli dove sorge la lottizzazione di Punta Perotti; il provvedimento è definitivo in quanto non sono previsti ulteriori gradi di giudizio. I costruttori preannunciano un ricorso per risarcimento danni contro il Comune di Bari.
Il 23 febbraio 2001 il Sindaco di Bari riceve dalla Procura della Repubblica la sentenza della Corte di Cassazione e deve quindi provvedere all’immediata trascrizione nei registri immobiliari dei terreni acquisiti dal Comune.
Nel settembre 2002 le tre imprese costruttrici notificano a Comune di Bari, Regione Puglia e Soprintendenza ai beni ambientali e culturali di Bari una formale richiesta di risarcimento dei danni, materiali e d’immagine (atto di significazione) pari a 363 milioni di euro. A maggio 2004 la Salvatore Matarrese Spa – surrogata nei diritti della Cariplo S.p.A. – procede al pignoramento immobiliare nei confronti del Comune di Bari del complesso immobiliare “Punta Perotti”, in virtù dell’ipoteca gravante sugli immobili ed iscritta nel ‘96 a garanzia del rimborso del mutuo fondiario concesso dal predetto istituto di credito alla Sudfondi Srl (società del Gruppo Matarrese) per la realizzazione del programma edilizio.
Siamo nell’ottobre 2004, il giudice dell’esecuzione del Tribunale di Bari Scoditti sospende il pignoramento ma conferma anche che i palazzi di Punta Perotti non possono essere toccati sino a quando non vi sarà una sentenza definitiva (Cassazione) sul giudizio riguardante il pignoramento della Salvatore Matarrese SPA.
Nel novembre 2004 viene avviato un tavolo di confronto tra il Comune di Bari (Sindaco Emiliano, Assessori Abbaticchio e Maugeri) e i rappresentanti delle tre imprese costruttrici con l’intento di trovare una soluzione mediata.
Nell’ottobre 2005 il giudice di appello Di Lalla revoca l’ordinanza del giudice di esecuzione, dichiarando pignorabile l’area su cui esistono i fabbricati e la possibilità di demolire. Per le imprese la sentenza non è definitiva ed occorre attendere la pronuncia della Cassazione. Il Comune di Bari aggiudica la gara per la demolizione di Punta Perotti alla General Smontaggi di Novara.
A gennaio 2006 Le società Sudfondi S.r.l. (Gruppo Matarrese) e Mabar S.r.l. (Gruppo Andidero), imprese costruttrici dei complessi residenziali denominati Punta Perotti e Victor Building al Lungomare Perotti di Bari, nella qualità di soggetti lesi dalle conseguenze dell’inchiesta penale sfociata nella sentenza della Cassazione n. 256 / 2001 del 29 gennaio / 26 marzo 2001, hanno proposto nei confronti del Comune di Bari, della Regione Puglia e del Ministero per i Beni e le Attività Culturali una domanda giudiziaria diretta ad ottenere un risarcimento dei danni ammontante complessivamente a 570 milioni di Euro.
Febbraio 2006. Il Comune di Bari fissa le date della demolizione di Punta Perotti (2, 23, 24 aprile), e consegna il cantiere alla General Smontaggi.
Giugno 2018. Emiliano BUM!!! BUM!!BUM!!! E ora chi pagherà i danni????
Il “godimento”, dell’ex Sindaco di Bari Michele Emiliano, per l’abbattimento a “tutti i costi” di Punta Perotti costerà caro alle casse Pubbliche:
L’Italia condannata a risarcire i danni dalla Corte di Strasburgo.
La Corte europea dei diritti umani di Strasburgo, con una sentenza non appellabile, ha stabilito che l’Italia non avrebbe dovuto confiscare per costruzione abusiva i terreni di Punta Perotti, a Bari, senza una previa condanna dei responsabili.
FINE