Quandi i comunisti facevano i comunisti.
Quando i comunisti facevano i comunisti e si opponeva all’immigrazione di massa.
Le parole dello storico segretario del PC francese sembrano essere state pronunciate oggi. Emblematiche.
“Padronato e governo francesi stanno ricorrendo all’immigrazione massiccia come in altri tempi alla tratta dei neri per procurarsi una manodopera di moderni schiavi, super sfruttati e sottopagati. Grazie ad essa si realizzano profitti maggiori e si esercita una pressione più intensa sui salari, le condizioni di lavoro e di vita, i diritti dell’insieme dei lavoratori, tanto immigrati che francesi. […]
Bisogna fermare l’immigrazione se non si vogliono condannare altri lavoratori alla disoccupazione. […] Per essere più precisi: dobbiamo bloccare l’immigrazione, tanto quella clandestina che quella ufficiale, ma non cacciare con la forza i lavoratori immigrati già presenti in Francia. […] In quelli che sono ormai dei veri e propri ghetti, già si trovano ammassate famiglie con tradizioni, lingue e modi di vivere differenti. Ne derivano tensioni e scontri tra immigrati di diversa provenienza nonché rapporti sempre più difficili con i francesi.
Al crescere della concentrazione, la carenza di alloggi si aggrava, l’edilizia popolare diviene sempre più difficilmente accessibile alle famiglie dei lavoratori francesi. I costi dell’assistenza ai lavoratori immigrati e alle loro famiglie che vivono in condizioni di indigenza diventano sempre più insostenibili per i bilanci dei comuni maggiormente interessati, in quanto i più popolati da operai e impiegati. La scuola non riesce più a far fronte alla situazione, ritardi nell’apprendimento si accumulano, tanto per i figli degli immigrati che per quelli dei lavoratori francesi. […]
I livelli di guardia sono stati raggiunti. Non è più possibile trovare delle soluzioni adeguate se non si mette fine alla situazione intollerabile creata dalla politica razzista del padronato e del governo.”
George Marchais, segretario del Partito Comunista Francese dal 1972 al 1994, in una lettera aperta pubblicata su L’Humanité (organo del Pcf) il 6 gennaio 1981.