STRALCIO AUTOBIOGRAFICO DI Miki de Ruvo: GLI INIZI TEATRALI CON IL CONTROTEATRO
Insieme decidemmo una militanza attiva nel PCI di Berlinguer, sezione Lenin di un quartiere periferico, Japigia. La nostra militanza si manifestava attraverso il teatro, avevamo costituito un gruppo di base, “Controteatro”, dove lei era tutto: attrice, musicista, cantante, costumista, scenografa, era diplomata al liceo artistico.
Nostro mentore, regista e stimolatore era un giornalista calabrese del giornale locale, la Gazzetta del Mezzogiorno, Pasquale de Filippo, un comunista, ex metalmeccanico con la passione per l’arte. Se ne andava in treno a Firenze per una mostra di Moore e ci stava più giorni.
Raccoglieva i rivoluzionari sfaccendati che ai giardini di piazza Umberto parlavano di lotta di classe e si scazzottavano con i fascisti, il “Manifesto” o “Lotta Continua” in tasca, ray-ban agli occhi e “Storia di un impiegato” di De Andrè nelle orecchie e li provocava con cadenza calabrese: CHE STATE A FARE,LA RIVOLUZIONE AH? Li convinceva e se li portava in casa. Socializzava “l’Espresso”, settimanale, formato gigante, i suoi libri, Brecht, Peter Weiss, le canzoni di Gaber, di Jannacci e fra un wiskey e l’altro nei bicchieri piccoli di Punt e Mess, ci spiegava come avremmo potuto metter su uno spettacolo brechtiano di documentazione politica: “La X° Mas”, che metteva alla berlina la retorica fascista. Fu una bella esperienza, ma che non mi convinceva nella resa spettacolare, essendo di natura ironico e gioioso, così contestai Pasquale De Filippo e assunsi la leadership del gruppo, costruendo versioni teatrali più cabarettistiche: “CHI VOTA DC DANNEGGIA ANCHE TE, DIGLI DI SMETTERE”, spezzoni di vita quotidiana che volevano denunciare il malessere del vivere specie al Sud. Ricordando personaggi che si avvicendavano al mitico bar “Rouge et Noir”, dove me la facevo con i miei amici del quartiere Carrassi, creai simpatici siparietti fra cui:
E NON SAPETE CHI SONO? IO SONO TONINO U’ SCECCATE, PE’ COM SACCE BALL U’ SHAKE! (Tonino lo sceccato, per come so ballare lo shake!)
TONINO FACCILONGO, DETTO,TONIN…WUMWUM…U’RAZZ, COLLAUDATORE FIAZ…CONOZZE COUPE’? (Tonino il razzo, collaudatore Fiat…conoscete la Fiat coupè?)
…bruno, capelli ricci, un bassotto con pantaloni bianchi quasi a fuseau, aderenti, parlava e si muoveva come se stesse per lanciarsi in una danza vertiginosa, roteava la mano destra e finiva per chiuderla lasciando fuori 3 dita a volte in alto ma più spesso in basso e ripetutamente (gesto ostentatamente volgare!).
Era stato a lavorare a Torino, collaudatore Fiat ed era tornato per raccontare le sue storie:
“cumbà. Torin jè n’altra realtè, dè l’femmen nn so com a dò,ca prim d’assì k’te, ngiann a’ pnsè, ngiaddà fà u’muvmente p’ na semane e po’ magar t’cacan proprie! dè la femmn jè kiù sgargiant, jè snell’, jedda stess ven e t’fasc l’proposte!”
(traduzione: “ compare, Torino è un’altra realtà, là le donne non sono come dalle nostre parti, che prima di uscire con te ci devono pensare, devi farle movimento per una settimana e poi magari ti cacano proprio!, lì la donna è più sgargiante, è snella, lei stessa viene e ti fa le proposte!)
“Na ser steve ind a nu locale, scettat sop a na poltrone, avev fernute d’ballè com ball je!(e per farci vedere roteava il culo abbassandosi…ma era già molto basso!) non a cas m’kiamavene TONIN U’SCECCAT!…a nu ciert punt vdibb na coppia ke stev a ballè nu lent (nu slow in inglese!) e jedd m’ kiamndav fiss fiss..e je pure…jedd m’kiamndav e je la kiamndav!alla fin s sceren ad azzite e je scibb a nvtarl a ballè:
(traduzione: Una sera ero in un locale, gettato su di una poltrona, perché avevo finito di ballare lo shake come so fare io…non a caso mi chiamano TONINO LO SCECCATO! Ad un certo punto vidi una coppia che ballava un lento, uno slow in inglese e lei mi guardava fisso fisso…e io pure…lei mi guardava e io pure! Dopo di chè andarono a sedersi ed io andai ad invitarla a ballare roteando la mano destra, ma chiusura con l’indice verso di lei)
-FORSE KE LEA VUOL BALLARE COMME’? (forse lei vorrebbe ballare con me?)
-CIERTO TONY! (come se lo conoscesse da una vita!)
L’awwuantabb e la strngibb…kess mo jeve jald e la capa me sci a frnesc propri mizz all menn!…la tuccuav totta totta e ng piacev,ng tuccuav u’ cul e s’steve e m’discì:OH TONY,TU MI FAI MORIRE!
(tradotto: La presi e la strinsi tutta, lei però era alta e la mia testa andò a finire sul suo seno!..la toccavo tutta e le piaceva, le toccavo il culo e si stava e mi disse: OH TONY, TU MI FAI MORIRE!)
U’ masque s’ n’avvrtì e vnì a tuccuarm dret a la schena…veleva fa discussion!…allor je facibb 3 pass ndret , in modo ka m’vdess in tutta la mia personalitè e roteando l’ vrazz ka petev vdè l’bicipt…ng dcibb:
(Il suo compagno se ne accorse di quello che stava succedendo e mi venne a battere dietro la schiena…voleva fare discussione!…allora io feci 3 passi indietro in modo che mi vedesse in tutta la mia personalità e roteando il braccio, in modo che notasse i miei bicipiti…e gli dissi:)
-FORSE KE LEA VUOL PARLARE COMME’? (e lui:)
-NO,SCUS TONY MI ERO SBAGLIATT!
s’capì si era schantat! (hai capito? Si era spaventato)
Naturalmente siparietti come questo crearono il successo del Gruppo, ma a Pasquale De Filippo non dispiaceva! Ad E., intuendone l’espressività artistica, le stimolava abbinamenti fra Eduardo e la caffettiera napoletana, Heminguay e la tauromachia o il fucile, simbolo fallico con cui si uccise, Kafka ed il processo, Edgar Allan Poe ed i suoi sogni gialli. Ne fece una mostra. Simpatica e carismatica E., diretta e senza fronzoli, era capace di intrattenere e far sorridere tutti, molto comunicativa era capace di essere leader senza volerlo, carismatica!
Il padre ebbe dei guai fisici e fu costretta a lasciare gli studi universitari di biologia prima e poi di matematica. Entrò nella Lega delle cooperative insieme a me, come segretaria poi amministratrice. Non ne uscì più per 30 anni.
Isabella, all’inizio, non era particolarmente entusiasta di E., un po’ perché ogni madre sogna una principessa per il figlio, ma soprattutto perché intuiva che con lei mi avrebbe perso. In seguito, conoscendola, ne apprezzò le grandi qualità umane e diventarono molto unite. E. conservò per tutta la vita una sua foto sul comodino.
Pur ideologicamente contrari al matrimonio (avevamo letto “morte della famiglia di David Cooper”!) ci sposammo per utilità, perché all’epoca non si dava casa in fitto se non si era sposati.